Ero uno studente allora, e in un compito di disegno la mia fantasia guidò una bizzarra matita a sognare villette senza
muri: pilastri negli angoli e cristallo. Ovviamente io sognavo una natura incontaminata a corollario, non certo semafori e ingorghi urbani.
Mi sembrava il disegno più bello del mondo poiché la vita, in quella casa, sarebbe stata come un tuffo nella natura:
sognare al caldo mentre fuori nevica, così protetto da un cristallo che amplificava la mia visione del mondo.
Presi 4. Ma nel mio cuore il compito era da 10.
Forse il professore era da 4…
Appena arrivato all’Oberholz mi sono chiesto quale fosse la visione dei suoi architetti prima ancora di prendere in mano
la matita.
E’ difficile disegnare un pensiero, colorare i ponti chemente e cuore tracciano come semirette verso uninfinito che, a perdita d’occhio disegna montagne evallate, nubi e alberi secolari: il respiro di Dio.
Questo è ciò che ho colto prima di ogni altra cosa:non l’architettura degna di James Bond in “Al serviziodi sua Maestà”, non il contrasto incredibilmente belloquanto azzardato fra questo teatro di vetro e legno ela sua quinta, il Latemar.
Non il gioco di colori che invadono gli ambienti alcambiare dell’umore del cielo. Non il gioco di specchiche raddoppiano un paesaggio al quale dò dieci macui non posso dare venti.
Sono stato colpito dai ponti che la mente costruiscefra il “di qua dal vetro” e il Corno Bianco, la Pala diSanta e oltre, oltre l’Isarco verso il massiccio delBrenta.
Tutti vogliono mangiare davanti alle grandi vetrate chesegnano il termine ideale dei volumi aggettanti dellegrandi verande che, come colonne vertebrali in legnochiaro covano silenziose i tavoli sottostanti.
La scelta delle essenze, degli accostamenti, levolumetrie curvilinee che sembrano non avere finegiocano fra loro restituendo una combinazione dicalore e colori, di contrasti e di armonie che sembranofrutto del caso: un caso oltre il quale esiste un precisodisegno, una cultura, una sensibilità e uno studio dialtissimo livello.

Peter Pichler e Pavol Mikolajack lo sanno bene. Sonoloro gli artefici di tanta arte moderna.
L’uno di Bolzano l’altro Slovacco, sono i giovaniinterpreti della corrente decostruttivista nata alla finedegli anni ’80.Siamo ai piedi del Latemar, Patrimonio dell’UNESCO,e tutto quello che si fa occorre farlo in punta dipiedi, quasi che la natura non se ne possa rendereconto.
E in effetti, guardando l’Oberholz dal basso,si percepisce la delicata mano dell’uomo nel piùgrande palmo di quella della natura.
Tutta l’energiadi cui l’Oberholz ha bisogno, viene intercettata nelsottosuolo sfruttando la geotermia.Larice, abete rosso, cristallo e calcestruzzo sono iquattro ingredienti di questi chef decostruttivisti.Ben altri ingredienti vengono invece usati da chi,a oltre 2.000 di quota, ha il delicato compito, ognigiorno, di soddisfare il nostro palato. Parliamo diFranz, lo chef, il cui tono di voce si perde tra losfrigolare di una padella e il tintinnio dei piatti diportata.
Anche se fermassi tutte le padelle e tutti glisfrigolii non riuscirei mai a comprendere la strettapronuncia dello chef Franz.
La creatività è di casaanche in cucina dove insieme a specialità regionali possiamo trovare divertenti e delicate rivisitazioni per i palati più esigenti.
Franz esce personalmentea raccogliere il pino mugo che utilizza nei suoi manicaretti convinto com’è che la natura vada colta come fosse una grande opportunità.


Rispettandola eassecondandola, la natura ti parla e si lascia coglierecome una miniera che non vede l’ora di esserescoperta.
In questo microcosmo che è l’Oberholz vedo tantecose perfettamente amalgamate fra loro che giocanoa restituire attraverso profumi, sapori ed emozioni benpiù di quello che hanno messo in campo.
Non importa se mangerete o sorseggerete una tisanao semplicemente un caffè. L’Oberholz vi rimarrà nelcuore, Per sempre.

STRAUBEN FRITTELLE
(4 Persone)
200 g Farina
250 ml Latte
3 uova
50 ml Birra
Sale
50 gr zucchero
vanillina/lievito
Olio 180° per 2-3 minuti
Mescolare latte e uova, poi aggiungere un po’ di birra, un pizzico di sale, zucchero a piacere, un pizzico di zucchero vanigliato, lievito in polvere.
Alla fine aggiungere delicatamente la farina.
APFELKÜCHEL – Fritelle di mele (4persone)
200 g farina
200 ml birra
2 tuorli
2 bianco d¹uovo
Pizzico di sale e zucchero
4 Mele
Mescolare la farina con la birra, i tuorli, il
sale e lo zucchero.
Amalgamare tutto, montare il bianco e aggiungere il tutto delicatamente.
Sbucciare le mele, togliere i semi e tagliare a fette, impannare e friggere.
Togliere le frittelle dall¹olio, asciugare su carta da cucina e poi girare nello zucchero e un po di cannella.

KAISERSCHMARRN
250 ml Latte
120 g farina
1-2 uova (se grandi solo 1)
1 cucchiaino di zucchero
vanillina
Rum
Pizzico di sale
Uvetta
Mescolare il tutto, aggiungere le uova intere alla fine.
Scaldare una padella, aggiungere un po di burro o olio di semi, versare un mestolo d’impasto. Poi girare come una frittata e fine cottura spezzettare il tutto.

